Chiesa di Maria SS. Annunziata e S. Antonio Abate

Chiesa di Maria SS. Annunziata e Sant'Antonio Abate

Descrizione

La Chiesa è dedicata a S. Antonio Abate, protettore del paese, e a Maria SS. Annunziata.

Dopo il terremoto del 1783, che distrusse tutto il paese e con esso tutte le chiese di Francica, la riedificazione dell’odierna parrocchiale trovò non pochi ostacoli e problemi.
Sulle rovine della parrocchiale chiesa della SS. Annunziata venne allestita una baracca, che ospitava al massimo un centinaio di persone e nella quale, con molte difficoltà, venivano fatte le sacre funzioni. Anche sulle rovine della parrocchiale di S. Antonio Abate venne costruita una baracca dai frati Minori Conventuali, essendo morto sotto le macerie il parroco Don Tommaso Antonio Lacquaniti. È abbastanza chiaro che le baracche avevano carattere di temporaneità, in attesa delle riedificazioni delle due chiese, che però tardavano ad esserlo .
La popolazione era ormai ridotta a poco più di 700 anime, per la qual cosa il Governo impedì la riedificazione delle due chiese, essendo il numero di abitanti inferiore a 1000. Per ciò, il Vicario Generale Francesco Pignatelli ordinò la soppressione della antica parrocchiale di S. Antonio Abate e a nulla valsero le suppliche ed il ricorso presentato, nel 1787, a Sua Maestà dall’intero clero e dal popolo di Francica, riuniti in Pubblico Parlamento, per la riedificazione delle due parrocchie .
Nei ricorsi non veniva mai richiesta la ricostruzione dell’antichissima chiesa di S. Maria delle Tre Croci, ormai caduta in disuso dal popolo, le cui pratiche religiose venivano espletate nelle due parrocchiali della odierna terravecchia. È di Monsignor Spinelli, Vescovo di Catanzaro, la lettera con la quale dà delucidazioni alla Regia Giunta della Cassa Sacra sul ricorso dell’Università della Terra di Francica, casali compresi, e nel mentre da una parte da ragione del ricorso: «... che la baracca della Parrocchia dell’Annunziata non sia capace dell’intera popolazione di Francica, e che perciò abbia questa bisogno di una chiesa corrispondente, la quale non sò per quale cagione non siesi riedificata, è cosa tanto certa che non può mettersi in dubbio ...» , dall’altra rimarca l’inutilità della riedificazione di una seconda chiesa, quella di S. Antonio; infatti: «... non è però questa circostanza un sufficiente motivo da doversi ristabilire la soppressa Parrocchia di S. Antonio Abate, imperciocchè non eccedendo quella Popolazione il numero di settecento e quattro anime, motivo per cui dalla Curia Capitolare di Mileto in esecuzione dè Gentili Sovrani ordinò, si addevenne alla soppressione, si dee contentare di una sola parrocchia ...» .
Le due parrocchie vennero unificate sotto il doppio titolo predetto, con decreto della Curia Capitolare di Mileto dato il 21 agosto del 1787 . Venne costruita su nuovo sito, in una proprietà, denominata “Marino”, di Don Saverio Fabiani di Monteleone (Vibo Valentia), che ricorse nel 1794 per l’occupazione del fondo contro l’Università di Francica .
Il progetto col relativo costo, ovvero «... la perizia col corrispondente disegno ...» , venne redatto a Napoli. Don Lodovico de Sanget, ingegnere e direttore del Dipartimento di Monteleone si occupò di tutto ciò. L’appalto dell’opera avvenne attraverso pubblicazione con «... bando ad alta et intellegibile voce ..., nei luoghi soliti et consueti di questa Città (Francica) e nei luoghi ...» di Monteleone, Mileto, Nicotera, Pizzo e Soriano.
Il costo del progetto previde una «... somma di ducati duemila dodeci e grana venti tre e Cavalli sei ...» . Essa, come abbiamo già detto, non venne costruita sui luoghi interessati dalle due chiese parrocchiali distrutte, bensì in nuovo sito sul fondo del Fabiani predetto, «... giacchè il Paese è di nuova edificazione ...» , con «... lunghezza interna palmi 81, larghezza 34 e altezza dal pavimento al soffitto palmi 40 ...». Dal computo metrico dell’epoca, il cui carteggio è conservato all’Archivio di Stato di Catanzaro, si nota che il tetto era fatto di capriate in legno di castagno, poi sostituite nel 1929 con capriate in cemento armato . Ad appaltare i lavori furono Don Giuseppeantonio Bologna, Don Antonino Francollo e Don Domenico Adorisio.
Nel 1929, essendo Vescovo Mons. Paolo Albera e prete della parrocchia Don Raffaele Preiti, la chiesa venne ristrutturata e riparata in forza dei danni causati dai terremoti del 1905 e 1908. Il progetto, del 22 gennaio 1928, approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, venne redatto dagli ingg. Guglielmo Lentini e Francesco Cortania ed il cui importo complessivo previde una spesa di lire 514.500 . I lavori vennero appaltati dalla “Cooperativa Muratori di Rovereto (Modena)”, il cui presidente era un certo Sig. Traldi Ezio. Con l’intervento la chiesa cambiò “look”, con una nuova facciata, nuove cupole, molte innovazioni interne, tra cui le colonne a sezione circolare con la balaustra per l’armonium. Le campane vennero commissionate nella vicina Monteleone (Vibo Valentia) e furono fatte da un certo Scalamadrè Vincenzo nel 1927, così come è evidenziato dalle incisioni sulle stesse campane. Una di queste campane fu offerta dal Comune per come ci risulta dalla delibera podestarile n. 89 del 27 ottobre 1927, che dal fondo «... spese per oggetti destinati al culto...sia emesso a favore di Scalamandrè Vincenzo da Monteleone Cal. fonditore di campane, mandato di £ 81 g. 40 quale spesa di fusione per la campana della chiesa comunale non rispondente all’uso perché lesionatasi ...», riporta la citata delibera.
Una fotografia dei primi del ‘900, consegnataci per questo lavoro da Antonio Lacquaniti, oggi commorante a Giussano (MI), ci dà l’idea, col raffronto odierno, dei cambiamenti che subì la chiesa dopo l’intervento del 1929.
Nel 1962, essendo prete della parrocchiale Don Ozimo Bruno di Laureana di Borrello e Vescovo Mons. Vincenzo De Chiara, furono fatti lavori di riparazione a seguito dell’alluvione del 1953 (Legge del 27.12.1953 n.938), il cui importo complessivo della spesa fu di lire otto milioni . A redigere il progetto e a dirigere i lavori fu l’ing. Francesco Catanea . Nel rifacimento del tetto, lasciato scoperto durante i lavori, protrattisi nei mesi invernali, alcuni dipinti sacri del ‘700, su grande tela, sull’altare maggiore, furono danneggiati irrimediabilmente e poi distrutti. Altro grande recupero, di notevole intervento, è stato fatto nel 1981.

Nei lavori dell’intervento vanno ricordati:

  • il restauro dei dipinti della Via Crucis del ‘700, abbandonati in qualche angolo della chiesa;
  • il recupero ed il restauro della Madonna col Bambino, un bassorilievo in marmo di antichissima e rara fattura, abbandonato in una nicchia esterna del muro dell’abside e ritenuta una Santa Barbara dal popolo;
  • il rifacimento dell’altare maggiore, alla cui sommità è stata posta la statua dell’Annunciazione, il cui piedistallo è stato rivestito di un marmo rosso di Siena; costruzione di un altare dedicato al Santo Patrono;
  • il rifacimento di tutti i pavimenti e di tutti i rivestimenti in lastre di travertino e marmo; rifacimento delle cupole con elementi in cemento armato;
  • il restauro della statua della “Immacolata” ad opera di tre ragazze di Brescia appositamente venute ed esperte nel settore; ecc.

Le statue più antiche presenti in chiesa sembrano essere del ‘700, per esempio quella di San Fortunato, ma uno studio di esperti potrebbe datare più antiche altre statue, quali per esempio quella di S. Antonio di Padova o S. Antonino, che potrebbe essere la statua venerata nell’antico convento dei Minori di San Nicola, o di Santa Lucia o di San Vito. La statua dell’Annunciazione, posta sull’altare maggiore, è opera dello scultore Vincenzo Scrivo di Serra San Bruno (VV), quasi sicuramente commissionata nell’ultimo decennio del XVIII secolo con la ricostruzione della nuova chiesa parrocchiale. Fu proprio questo decennio il più produttivo per l’arte scultorea dello Scrivo, impegnato per lo più nel creare statue per il culto; nella famiglia dell’artista, in questo settore, viveva e vive tuttora una antica e forte tradizione.
La statua più recente è quella del Cristo Risorto, commissionata nel 1991  e realizzata dallo scultore Flavio Pancheri di Ortisei (Bolzano).

DESCRIZIONE

La Chiesa dedicata alla Maria SS. Annunziata presenta una facciata sezionata in due ordini decorati da lesene. L'ordine inferiore presenta un portale incorniciato da due colonne con capitello che sorreggono il timpano. La facciata inoltre presenta un'ampia monofora ed un orologio. E' affiancata da due campanili con cupola che si innalzano su tre livelli. Si narra che le campane furono realizzate da Vincenzo Scalamandrè di Monteleone.

Coperture
La Copertura dell’edificio è realizzata con struttura portante di capriate in legno con sovrastante manto di copertura in tegole del tipo "Coppi alla Calabrese".

Elementi decorativi
Gli spazi interni sono scanditi dal susseguirsi di colonne con base quadrangolare che sezionano la chiesa in tre navate coperte da soffitto a capriate. Gli interni sono decorati dalla presenza di numerose statue tra cui ricordiamo quella dell'Annunciazione risalente al Settecento, quella della Madonna con il Bambino risalente al periodo normanno, forse appartenente alla chiesa delle Tre Croci (oggi ridotta in ruderi).

Fondazioni
Le fondazioni sono realizzate in muratura portante.

Impianto strutturale
La struttura portante è realizzata in muratura ordinaria.

Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione, nella sua intera estensione, è realizzata in granito di colore beige mentre il corridoio centrale, anch'esso di granito, è di colore grigio scuro.

Pianta
L'edificio è costituito da una navata centrale e due laterali con Presbiterio sopraelevato.

Modalità di accesso

Dall'entrata del Paese percorrendo la Via principale, Corso Italia, si arriva in Piazza Roma e la chiesa è raggiungibile sia da Via Duomo e sia da Via Scipione Sarlo. L'accesso è gratuito e le barriere architettoniche risultano essere superate in quanto l’accesso all’edificio avviene mediante il superamento di una rampa posta in corrispondenza dell’ingresso laterale collocato sul fronte principale.

Indirizzo

Piazza Antonietta Sarlo

Contatti

Telefono: 0963502256

Ultimo aggiornamento: 19/04/2024, 12:18

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